Diario, Territorio e città

Colazione? …Naturalmente, buona!

Le donne e gli uomini sono un po’ come gli alberi. Ancorati alla terra che li ha generati, traggono da essa linfa vitale e ne riflettono inevitabilmente le caratteristiche, le peculiarità. Anche i bambini, istintivamente, lo sanno, e a loro va spiegato molte volte che “la terra sporca”, perché proprio fanno fatica a capirlo. Infatti, come si può essere “sporchi di terra”?

I veri contadini la conoscono bene, la terra; la hanno osservata ed ascoltata per secoli, sanno prendersene cura, assecondarne i tempi, gestirne i cicli. Sono saggi come le vecchie querce, gli ulivi secolari. E i veri contadini sono i custodi di tutti noi, perché la terra, se ben tenuta, ci sfama con naturalezza e senza artifici; e la terra, se curata a dovere, non frana. Per chi, come me, affonda le proprie radici in una zolla salmastra di sedimenti alluvionali ai piedi dell’Aspromonte, questa non è cosa da poco.

Mi sono innamorata dell’agricoltura ascoltando i racconti dell’occupazione delle terre direttamente dalla bocca di quei contadini, ormai anziani, che ne avevano allora preso parte – storia che dovremmo ricordare sempre e della quale invece non si parla mai. Ho cominciato a praticare questo amore comprando solo prodotti di stagione e direttamente dal produttore, laddove fosse possibile. A chi mi diceva che quei prodotti erano sporchi di terra, rispondevo che la terra non sporca.

…e il risultato di tutto ciò sono questi STREPITOSI MUFFIN ALLE MORE DI GELSO che ho preparato per la colazione di questa mattina!!! Una goduria!!! W gli alberi, W i contadini, W la terra!!! …e buon appetito!

PS: …anche se la terra non sporca… i prodotti vanno lavati sempre con estrema attenzione! 😉

Diario

Una vacanza davvero speciale: Reggio Calabria, maggio 2019

La famiglia C. arrivò dalla provincia di Salerno la mattina di un sabato di metà maggio, portandoci in dono una gentilezza rara, tanti bei sorrisi e una storia di inestimabile valore.

Il loro amore per uno zio, artista e genio, che visse drammaticamente l’esperienza della prigionia in un campo di concentramento austriaco, li spinse a documentarsi, a ricercare informazioni. Perché le lettere dello zio non erano affidabili e, d’altra parte, come avrebbero potuto esserlo? La premura di evitare ai propri cari qualsiasi preoccupazione sulle proprie condizioni di internamento da una parte e la censura dall’altra, condizionavano pesantemente il contenuto di quelle missive. “Tutto bene” diceva, ma è fin troppo facile immaginare che non fosse realmente così.

Cercando allora documenti di testimonianza e di memoria, la famiglia C. si imbatté in un diario di prigionia, pubblicato dal signor Tito Rosato con il titolo “Lager 22 Baracca 12”.

A volte accade che il caso crei dei percorsi e degli appuntamenti così incredibili che sembra quasi impossibile non scorgervi, tra le righe, un disegno, una precisa architettura. Così, la famiglia C., leggendo il diario del signor Tito, scoprì che in realtà l’autore era stato addirittura compagno dello zio: internati nello stesso lager, persino nella stessa baracca, avevano condiviso in modo intimo e profondo l’esperienza della prigionia, al punto che le memorie di uno raccontavano moltissimo anche della vita dell’altro.

Fu così che la famiglia C. decise di contattare il sig. Tito, reggino e residente a Reggio Calabria, che, ormai ultranovantenne, si dichiarò, più che disponibile, entusiasta di conoscere i parenti di un caro compagno, del quale aveva conservato intatto ogni ricordo nonostante lo scorrere del tempo. Concordarono allora l’appuntamento, e il giorno successivo venni a sapere dai miei ospiti una cosa che, d’altra parte, avevo già immaginato: con il preziosissimo aiuto delle figlie, la famiglia Rosato riservò a questi amici l’accoglienza migliore del mondo, la più calorosa.

Abbiamo deciso di raccontarvi questa vicenda perché crediamo che sia troppo preziosa per tenerla tutta per noi e che vada, pertanto, condivisa. Inoltre, davvero non avevamo idea che un nostro concittadino fosse un testimone così importante di una pagina della nostra storia che non dovremmo mai dimenticare. Questo articolo è il nostro piccolo contributo affinché si continui a diffondere e tramandarne la memoria.

Per concludere, non potremmo trovare parole migliori di quelle che la famiglia C. ha lasciato scritte sul nostro quaderno alla fine del suo breve ma intensissimo soggiorno, dalle quali emerge con meravigliosa chiarezza il senso profondo di tutto questo, e cioè lo “scoprire che, anche in luoghi diversi, la bellezza di essere umani ci lega nei nostri cammini”.

Grazie di cuore.

Storia

La nostra storia parte III: L’Italia ripudia la guerra!!!

(…segue) E poi la guerra arrivò davvero e lo Stretto diventò un posto insicuro, meta di battaglie e bombardamenti frequenti. Così Nonno Stefano, Nonna Maria e le loro tre figlie furono sfollati a Tropea; quella che oggi è una splendida e rinomata località turistica, fu per i miei avi meta di esilio, villeggiatura forzata. Quando la guerra in riva allo Stretto finì – pur continuando drammaticamente altrove – poterono far ritorno nella loro casa, che era ancora in piedi, solida e bella come l’avevano lasciata.

In una Reggio pacificata e piena di speranze, e bella e gentile come doveva essere allora, Pina, Lavinia e Anna diventarono donne. Nonna Lavinia sposò Nonno Ninì, anch’egli ferroviere, spesso di servizio sulla linea ionica, meravigliosa e baciata dal sole, e insieme ebbero tre figli – uno di essi è, ovviamente, il mio papà. Continua…

Storia

La nostra storia parte II: Train de vie!

(…segue). Nonno Stefano (in realtà il mio bisnonno, il capostipite e costruttore) fu ferroviere, come molte altre persone di questo quartiere, costruito a ridosso della stazione e noto, appunto, come “Rione Ferrovieri”. Erano gli anni ’30 del ‘900, tempi duri, difficili: si pativa la dittatura e ci si preparava, consapevolmente o meno, ad una nuova grande guerra. Venne il giorno in cui bisognava giurare fedeltà al regime e Nonno Stefano non lo fece. “Io non appartenni, non appartengo e non apparterrò mai a nessun partito” disse. Gli andò bene: non subì nessuna conseguenza, ma non fece mai carriera. Con sua moglie, Nonna Maria, ebbe tre figlie: Pina, Lavinia e Anna. Continua…

Storia

La nostra storia parte I: La fine di tutto, e poi l’inizio: Reggio Calabria 1908

La storia di questa casa è densa ed è antica, e parla del rapporto che lega noi, genti di Calabria, al nostro territorio, ad una natura selvaggia e sublime, capace di incantare e allo stesso modo di distruggere, di meravigliare ed insieme atterrire. Nel 1908 questa città fu interamente rasa al suolo da un terremoto di una potenza immane, al punto che il sismologo Mercalli pose questo evento sul gradino più alto della sua scala, ad indicare il massimo della devastazione. Dall’amore per questa terra, abbiamo acquisito la capacità di resilienza ed abbiamo, quindi, ricostruito.Erano altri tempi, tempi in cui la memoria della recente tragedia obbligava ad edificare costruzioni sicure, solide e robuste, e in cui il rispetto per la dimensione pubblica spingeva a rifinire le facciate prima che l’interno delle proprie case, e a ricercare la bellezza. Questo palazzotto nasce così, con un mutuo speciale per terremotati e il desiderio di realizzare una dimora bella ed elegante nella sua semplicità, adatta ad accogliere una famiglia numerosa ed allargata come sono anche oggi le famiglie di Calabria. La famiglia in questione (chiaramente, la mia) ha vissuto qui per decenni, partecipando agli eventi che hanno caratterizzato questo paese e respirando gli echi di una storia più grande. (Continua…..)

Storia

La nostra storia – introduzione

Care amiche e cari amici,
nei nostri primi quattro bellissimi anni di attività abbiamo realizzato che gestire un b&b non consiste semplicemente nell’offrire una camera e servire colazioni… tutt’altro! Siamo sempre più convinti e consapevoli di quanto la realtà di un luogo come questo, fatto di incontri, condivisioni e passaggi più o meno fugaci o prolungati nel tempo, possa essere speciale.

Ogni viaggiatore che viene a visitarci, porta con sé anche il bagaglio immateriale delle proprie esperienze, della propria storia. In questa nostra piccola finestra sul mondo, storie provenienti da paesi anche molto lontani si incrociano e dialogano tra loro, costruendo, giorno dopo giorno, un patrimonio immateriale ma di una inestimabile ricchezza. “La storia siamo noi” cantava De Gregori e tutti noi, quando ascoltiamo i racconti dei nonni, sentiamo nel profondo che è esattamente così. La storia siamo noi: proviamo allora a recuperare la memoria dei tempi passati, e a ricomporre ed assemblare insieme le nostre tante piccole storie. Sapendo da dove veniamo, sarà più facile andare avanti!!!

Abbiamo così deciso di pubblicare una serie di articoli all’interno dei quali racconteremo, a puntate, la storia di Villa Lavinia, che a questo paese e a questa città è indissolubilmente legata. Come si vedrà, ad ogni passaggio la nostra piccola storia richiama inevitabilmente gli echi di una storia più grande. Vi ringraziamo se vorrete seguirci. Soprattutto, ci piacerebbe che voi, che siate nati in questo quartiere, in questa città o anche altrove, ci aiutaste ad arricchire il racconto, inserendo altre storie o piccoli aneddoti, e che ne emergesse una testimonianza collettiva. In ogni caso, Grazie!!! ….Continua…..

                                                                            

Territorio e città

Sogno una città

Da questo luogo di socialità e di accoglienza, pensiamo spesso alla nostra città. Da un po’ di tempo ormai ospitiamo viaggiatori giunti fin qui anche da molto lontano con l’obiettivo di conoscerci, di visitare l’angolino di mondo nel quale viviamo. E allora ci raccontiamo; raccontiamo noi stessi e soprattutto la nostra città. E, mentre lo facciamo, ci capita di iniziare a capirla un po’ meglio anche noi, di approfondirne i problemi anziché nasconderli, di immaginarne le potenzialità. Raccontando la nostra Reggio, ripercorrendone la storia, informandoci su eventi ed iniziative culturali, ascoltando poi il riscontro da parte di chi, guardandola dall’esterno, sa restituire punti di vista nuovi e stimolanti, ci accorgiamo fino a che punto questa città sia parte di noi. E, proprio come una parte di noi, iniziamo a prendercene cura. E’ così che interpretiamo il nostro lavoro, e non potremmo farlo altrimenti. Fiduciose/i che, da tutta questa cura, da tutto questo amore, possa sorgere finalmente la nostra Reggio ideale, città che abbiamo sempre sognato, e che è casa ed è rifugio per ognuno/a di noi.

Diario

Colazione da campioni

Si sta avvicinando la bella stagione, e in questa mattina di un sabato di metà maggio, a Villa Lavinia regna ancora la quiete. Solo il canto degli uccelli e il profumo del gelsomino, (finalmente!) fiorito, a farmi compagnia. Il tempo non è un granché, ma si aggiusterà: abbiamo aspettato così tanto la primavera che il sole caldo di ieri non può essere stato un bluff! I nostri ospiti riposano ancora, ricaricano le forze per affrontare un’altra giornata di visite, camminate, esperienze ed escursioni. Un’altra giornata da esploratori, sulle orme di Lear o di Escher: Pentedattilo, Scilla, l’Amendolea, chissà cosa li attende… e stasera, La Notte dei Musei! …E per una giornata super…. colazione da campioni!!!!!